Vischio, la pianta divina
- Vivian Redleaf
- 31 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min

L’usanza di appendere il vischio fuori casa per favorire la buona sorte o l’anima gemella è nota a tutti. Ma quali sono le origini di questa curiosa tradizione?
Come sempre, dobbiamo fare riferimento ai nostri antenati celto-gallici, per i quali il vischio era un dono degli dei, una pianta sacra nata da una folgore abbattutasi su un albero.
La sua capacità di crescere senza radici nel terreno alimentava poi la credenza che traesse forza e capacità di rigenerazione dagli alberi ospiti - pino, melo e soprattutto quercia - e portasse in sé il principio divino della folgore.
Racconta Plinio il Vecchio nel suo Natural Histories che i sommi sacerdoti druidi potevano raccoglie solo il vischio cresciuto sulle piante di quercia, solo con un falcetto d’oro e dopo un complesso rituale volto a propiziarne le innumerevoli proprietà curative e magiche. Veniva poi immerso nell’acqua e donato come cura o come antidoto a malefici e, soprattutto, per favorire la fertilità. Questo perché il colore perlaceo dei frutti e il liquido viscoso che si ricava premendoli era assimilabile allo sperma maschile, mentre la pianta ospite rappresentava il principio femminile e insieme garantivano la continuità della vita.
L’immanenza divina di questa pianta è tale che, nell’Eneide, Virgilio la identifica con il Ramo d’Oro, sacro a Proserpina, grazie al quale Enea convince Caronte a condurlo negli Inferi.
C'è, nascosto in un albero opaco,
un ramo, d'oro le foglie e il flessibile stelo,
a Giunone infernale consacrato; lo copre tutto il bosco
e di oscure valli lo serrano le ombre.
Ma non è concesso a nessuno nei segreti della terra di scendere,
se prima non abbia colto dall'albero il pollone con la sua chioma d'oro.
Questo la bella Proserpina ha stabilito che gli portino in dono;
spiccato il primo, non viene meno un altro, dorato,
ma frondeggia una verga di uguale metallo.
Dunque a fondo investiga con gli occhi e quando l'hai trovato, secondo il rito
coglilo con la tua mano: e quello da sé, volentieri e docile, cederà,
se il destino davvero ti chiama; altrimenti nessuna forza
potrà aiutarti a vincerlo, né un duro ferro a spiccarlo.
[Virgilio, Eneide libro VI]
L’antropologo Jamez Frazer scoprì che le popolazioni Ainu del Giappone seguivano un rituale pressoché identico a quello dei druidi per la raccolta del vischio, e credevano avesse il potere di far fiorire i giardini e perfino di curare l’infertilità!
Un’altra usanza di origine celtica, forse meno conosciuta, stabiliva che due nemici che si fossero incontrati sotto un ramo di vischio avrebbero dovuto riappacificarsi. Per le popolazioni nordiche, invece, baciarsi sotto il vischio portava al matrimonio entro l’anno.
Proprio per la sua stretta correlazione alle religioni pagane druidiche, la chiesa non lo prese mai molto in considerazione come pianta sacra del periodo natalizio, almeno fino al Medioevo; successivamente il suo antico simbolismo di pianta divina nata dal fulmine venne reinterpretato genericamente come mistero della nascita del Cristo.
Qualunque siano le vostre idee in merito a questa pianta, appenderne un rametto in questo periodo male non fa: che possa propiziare a tutte e tutti un buon nuovo anno!
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