Lilith, la prima Strega
- Vivian Redleaf
- 13 feb 2024
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 18 mag 2024
LILITH, IL DEMONE
Quando l’Altissimo, santificato sia il nome Suo, causerà la distruzione dell’empia Roma, e la muterà in rovine per l’eternità, ivi Egli invierà Lilith, e lascerà che infesti tali rovine, poiché ella è la rovina del mondo
(Zohar 3:19a)

Lilith ha a lungo incarnato il lato oscuro della donna: femmina rapace, lussuriosa, vendicativa, che striscia di notte nelle case per sedurre gli uomini e succhiarne il sangue, si accoppia con i demoni e uccide gli infanti.
Le stesse colpe che troveremo imputate alle donne accusate di stregoneria a partire dal XV secolo. Un caso? Non proprio. Ma facciamo un salto indietro nel tempo.
Chi è Lilith? Dove e soprattutto perché viene plasmata una figura femminile così negativa?
In realtà, il mito di Lilith ha più di una radice.
Il suo destino sembra già segnato dal nome: la radice lil (vento di tempesta) è infatti presente nelle denominazioni di molte divinità maligne delle religioni mesopotamiche.
Compare per la prima volta in Babilonia intorno al III millennio a.C. come Lilitu, demone femminile delle catastrofi e della lussuria, affiancata dal consorte Lilu e dalla figlia/ancella Ardat-Lili.
Nel poema sumero Gilgamesh si ritrova una "vergine oscura Lilitu" che costruisce la casa nel tronco di un salice sacro ad Atena, impedendo alla giovane Inanna di ricavarne il legno, e viene scacciata nel deserto.
In area palestinese Lilitu diventa Lilith, forse dall'arabo LYLA, spirito della notte.
Nella Bibbia viene nominata solo una volta, ma è più che sufficiente per capire che non gode di nessuna simpatia:
Cani selvatici si incontrano con le iene, ed i satiri si lanciano mutualmente all’appello; ivi ancora abiterà Lilith, trovandovi riposo (Isaia, 34:14)
che, in alcune traduzioni diventa:
Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora.
Nel Talmud è lo spirito rapace che vaga di notte e seduce gli uomini rendendoli folli.
Rabbi Hanina disse: non si può dormire soli in casa, e chiunque dorma in una casa da solo è preso da Lilith (Shabbat 151b)
In questi brani cominciamo a intravedere due dei temi ricorrenti che verranno associati alle Streghe: l'uccello rapace e il volo notturno. La parola stessa Strega sembra avere la sua etimologia nel termine latino strix, che indica un rapace notturno, barbagianni, allocco o civetta.
LILITH, LA PRIMA MOGLIE
Jahvè Dio costruì la costa che aveva tolta all’uomo formandone una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne”»
(Genesi 2:22-25)

Nella mitologia ebraica, Lilith è la prima compagna di un Adamo creato ermafrodita per assomigliare a Dio
E precisamente perché l’uomo rassomigliasse a Dio che fu creato maschio e femmina insieme…’
(Libro dello Zohar)
Dalle stesse fonti si apprende che questa Lilith fosse stata generata usando "sedimenti e sudiciume" invece di polvere pura, per renderla subordinata all’uomo; ma comunque non da una costola di Adamo, e quindi con una propria individualità e autonomia.
Proprio grazie a questa individualità, Lilith non si sente inferiore e durante l’atto sessuale chiede ad Adamo di invertire la posizione canonica; Adamo rifiuta e tenta di obbligarla a sottomettersi, non solo fisicamente, ma Lilith, stanca di dover obbedire, se ne va dal paradiso, lasciandolo nuovamente solo.
Ella disse "Non starò sotto di te," ed egli disse "E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra"
(Alfabeto di Ben Sira, X secolo d.C.)
Lilith si nasconde quindi sul Mar Rosso e si accoppia con il demone serpente Samael (Asmodeo secondo altre fonti), generando una progenie di figli, i Lilim, che lei ama tantissimo.
Rimasto solo (diciamo pure cornuto e mazziato e ben gli sta), Adamo chiede a Dio di farla tornare, e Dio manda tre angeli affinché la riportino indietro.
Ma Lilith si rifiuta categoricamente di abbandonare i suoi figli e la sua vita di donna libera. Per punizione, Dio uccide tutti i Lilim.
Disperata per la morte dei figli, Lilith si vendica entrando di notte nelle case dove uccide i neonati.
Visto che Lilith, giustamente, non ne vuole sapere di tornare, Dio crea una nuova moglie per Adamo: Eva. Ma questa volta, per essere sicuri che non si faccia venire strane idee, la genera da una costola di Adamo stesso, per sottolineare che non solo è subordinata al marito, ma ne è una derivazione.
Ed Eva diventa una "brava moglie", obbediente e senza grilli per la testa. L'esatto opposto di Lilith.
L'unica volta che osa fare di testa sua, si lascia convincere a mangiare un frutto dall'Albero della Conoscenza, nonostante il divieto divino, e ne paga molto care le conseguenze con la perdita dell'immortalità e la dannazione eterna per lei, Adamo e tutta la progenie futura.
Ma chi convince Eva a cogliere il frutto proibito? Un serpente, animale che nella religione giudaico-cristiana rappresenta il male, la mutevolezza; serpente che in molte raffigurazioni ha l'aspetto di una donna con i capelli rossi...
Quindi, oltre che femmina rapace e lussuriosa in grado di volare e di introdursi di notte in casa degli uomini per succhiarne il sangue, concubina del demonio, vendicativa e infanticida, Lilith è colei che con l'inganno spinge a cadere in tentazione.
LILITH, LA STREGA
La luna fu creata il quarto giorno, e durante la sua mancanza, che equivale alla povertà, fu creata Lilith
(Zohar III, 281b)
Perfino in astrologia Lilith ha una valenza negativa ed è associata alla Luna, astro notturno simbolo di mutevolezza e impulsività, nella sua fase più inquietante e pericolosa: quando scompare e diventa nera.
Rappresenta l'oscuro femminino che si oppone al Sole, principio maschile positivo e fecondatore, ma anche alla sua stessa parte bianca e splendente, immagine di una femminilità passiva, rassicurante e materna che brilla di luce di riflessa.
Nel tempo, il nome di Lilith ha finito per sovrapporsi e confondersi con quello di altre icone mitologiche del malvagio femminile: Lamashtu (demonessa con testa di leone e zampe da uccello rapace), le Furie (signore della vendetta), le Lamie (seduttrici di uomini a cui succhiano il sangue), le Empuse (che si introducono con la forza nelle case), le Mormòlyci (che succhiano il sangue dei neonati) e poi, le Gorgoni, Echidna, le Nereidi, Meleusina e altre ancora.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: perché profeti, santi, dotti, scrittori, poeti e saggisti hanno sentito la necessita, nel corso dei secoli, di creare un simbolo femminile in cui si concentrano tutti gli istinti più negativi (negativi proprio in quanto istinti)?
Una risposta ce la fornisce Serena Foglia nel suo libro Streghe:
Lilith, rappresenta in primo luogo l’archetipo di una grande paura ancestrale dell’uomo, che deriva dall’istinto primario sessuale e sfugge al dominio della ragione. E, non riuscendo a dominare il desiderio nonostante la propria presunta superiorità, l’uomo punisce colei che ritiene colpevole di provocarlo, la donna.
Lilith fa paura perché incarna l'impulso, la creatività, la sessualità libera, l'autodeterminazione, l'indipendenza, il caos che sovverte l'ordine imposto.
Non solo, è il perfetto capro espiatorio su cui far cadere "colpe" come l'impotenza, la sterilità o la morte infantile: veri e propri stigmi sociali in un mondo dominato dalla superstizione
È la Strega, libera, potente, dotata di volontà e personalità, con potere di vita e di morte, che osa ribellarsi a chi tenta di costringerla all'obbedienza e non ha paura di lasciarsi alle spalle tutto pur di rimanere coerente a se stessa: per questo deve essere messa a tacere.
Esattamente come avverrà nei processi per stregoneria, in particolare nel periodo compreso fra il XV e il XVIII secolo, dove le donne accusate finiranno per essere le vittime involontarie delle frustrazioni, delle paure ancestrali e della misoginia di coloro che le manderanno al rogo.
Con quali colpe? Le stesse che nel corso dei secoli sono state imputate a Lilith: ribellione alla fede istituita (fosse essa cattolica o protestante), rapporti carnali con il demonio, indipendenza, volo notturno, infanticidio, lascivia, omicidio, complicità con animali considerati nefasti come gatti, civette, serpenti, caproni e lupi e, per quanto possa sembrare assurdo, perfino per i capelli rossi.
Fino almeno alla fine del XVIII secolo Lilith incarna una minaccia reale e gli amuleti per proteggersi dalla sua malevola influenza abbondano.

LILITH, LA RIBELLE
Dio è rimasto solo; come succede a tanti, non ha saputo resistere alla tentazione e si è preso un’amante: sai chi? Lei Lilìt, la diavolessa, e questo è stato uno scandalo inaudito
(Primo Levi, Lilìt e altri racconti)

Anche nel XIX secolo, in piena epoca romantica, Lilith non perde del tutto la sua aura pericolosa: non più demone vendicativo ma seduttrice consapevole, il cui potere è rappresentato dalla sua chioma rossa che, nella cultura ebraica, rappresentava un pericoloso elemento di seduzione.
FAUST: Ma quella chi è?
MEFISTOFELE: Quella è Lilith
FAUST: Chi?
MEFISTOFELE: La prima moglie di Adamo. Sta in guardia dai suoi bei capelli, da quello splendore che solo la veste. Fai che abbia avvinto un giovane con quelli, e ce ne vuole prima che lo lasci.
(Goethe, Faust)

Per il pittore preraffaellita Dante Gabriele Rossetti diventa una Lady Lilith, trasfigurazione della femme fatale, che mescola elementi della lasciva Lilith arcaica con la più moderna consapevolezza del sé.
Perde la connotazione mostruosa e demoniaca e diventa una donna che riconosce nella propria bellezza una forma di potere e non si fa remore a sfruttarla a proprio vantaggio.

Questa visione è condivisa da un altro grande preraffaellita, John Collier, la cui Lilith non ha nulla di minaccioso; l'espressione è dolce e giocosa, sembra protettiva nei confronti dei serpenti, che si arrampicano sul suo corpo come cuccioli.
In un giardino dell'Eden cupo e ombroso, lei incarna una femminilità luminosa, lussureggiante e consapevole, e il serpente non rappresenta più l'inganno ma richiama piuttosto il simbolismo legato divinità Ishar, dove il rettile è simbolo di femminilità seduttiva, di fertilità e del fallo maschile.
Bisogna tuttavia aspettare la fine del XX secolo e il movimento femminista che, finalmente, le riconosce il ruolo di prima donna emancipata della storia e la elegge simbolo della lotta al patriarcato, affinché Lilith possa trovare il suo riscatto.
Per celebrarla, la poetessa libanese contemporanea, Joumana Haddad, scrive per lei questi versi
Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall’esilio. Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio le è mai sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirle.
Io sono le due lune Lilith. Quella nera è completata dalla bianca, perché la mia purezza è la scintilla della sua depravazione, e la mia astinenza l’inizio del possibile. Io sono la donna-paradiso che cadde dal paradiso, e sono la caduta-paradiso.
Io sono la vergine, viso invisibile della scostumatezza, la madre-amante e la donna-uomo. La notte perché sono il giorno, il lato destro perché sono il lato sinistro, e il sud perché sono il nord.
Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile è il mio fascino perché i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa.
Io faccio l’amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.
Io sono la guardiana del pozzo e il punto di incontro degli opposti. I baci sul mio corpo sono le piaghe di quanti lo tentarono. Dal flauto delle due cosce sale il mio canto, e dal mio canto la maledizione si diffonde come acqua sulla terra.
Dal flauto delle due cosce si eleva il mio canto e dalla mia lussuria sgorgano i fiumi.
Come non potrebbero esserci mare e ogni volta che tra le mie labbra verticali brilla un sorriso? … I libri mi hanno scritta anche se non mi avete mai letta. Il piacere sfrenato, la sposa ribelle il compimento della lussuria che conduce alla rovina totale: sulla follia si schiude la mia camicia.
Quanti mi ascoltano meritano la morte, e quanti non mi ascoltano moriranno di rabbia.
Non sono né la ritrosia né la giumenta facile, piuttosto il fremito della prima tentazione. Non sono né la ritrosia né è la giumenta facile, piuttosto lo svanire dell’ultimo rimpianto.
Io sono la leonessa seduttrice e ritorno per coprire i sottomessi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.
Io sono Lilith e ritorno dal mio esilio per ereditare la morte della madre che ho generato.
(Joumana Haddad, Il ritorno di Lilith)
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