Il Ceppo del Solstizio
- Vivian Redleaf
- 21 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 22 dic 2024

Seppur meno conosciuta rispetto all’Albero Solstiziale, la consuetudine di bruciare un grosso pezzo di legno durante la notte del Solstizio d’Inverno era diffusa in tutta Europa, soprattutto presso le popolazioni celtiche e germaniche, e ogni popolo aveva un albero di eccellenza da cui ottenere il ceppo.
Ma cosa rappresenta questa usanza?
Come tutte per tutte le festività solstiziali ed equinoziali, anche in questo caso è necessario ricordare che, prima dell’evangelizzazione, i nostri antenati avevano una visione della vita basata sul ciclo naturale vita/morte/rinascita. Come per le stagioni, la luna e il sole, il giorno e la notte, la Natura stessa, la morte non rappresentava la fine ma il passaggio necessario a garantire un nuovo inizio.
Il ciocco di legno bruciato nel fuoco durante il Solstizio d’Inverno simboleggiava il vecchio anno che muore e, al contempo, la vittoria della luce sul buio e le giornate che cominciano ad allungarsi, nella speranza che portasse buona fortuna, calore e prosperità nei mesi a venire. Il giorno seguente, le ceneri venivano sparse nella terra come ringraziamento; se avanzava un pezzo di ceppo, veniva conservato per accendere quello dell’anno successivo.
Come tutte le celebrazioni pagane, anche questa è stata cristianizzata è stata spostata al 25 dicembre e accorpata al Natale, e la festa del Solstizio, da rinascita del Sole è diventata la nascita di Gesù. Il ceppo che brucia diventava quindi il simbolo della luce divina, che arriva sulla terra per illuminare i giusti e bruciare i peccatori, e il fuoco che scalda il bambin Gesù.
Nelle famiglie si sceglieva un ceppo molto grande, per farlo bruciare nel camino fino all’Epifania, avendo cura che non si consumasse mai del tutto. Quello che rimaneva, veniva conservato per favorire la fertilità della natura, degli animali e delle donne…
Anche in Italia si trovano testimonianze di questa usanza e il ceppo ha perfino nomi diversi a seconda delle località: zoch nel trevigiano, süc in Piemonte, zocco in Lombardia, ciocco nell’Italia centrale, zucco in Sicilia.
Se tutto ciò vi suona nuovo, vi siete mai chiesti perché a Natale si prepara il famoso tronchetto dolce? Ecco, ora lo sapete.

Per chi volesse cimentarsi nella realizzazione del ceppo, è sufficiente procurarsi un bel ciocco di legno; l’ideale sarebbe di quercia o di frassino ma io lo faccio con ciò che trovo e sono sicura che vada bene ugualmente. Poi decoratelo con nastri rossi e verdi, frutta secca, stecche di cannella, rametti (vanno bene pino, abete, agrifoglio, pungitopo, vischio, tasso, edera) e la sera del Solstizio o alla Vigilia di Natale lo brucerete nel camino o in un piccolo falò esterno. Se vi va, mentre le fiamme consumano il legno, potete dedicarvi a una piccola meditazione per salutare la notte più lunga dell’anno e dare il benvenuto all’allungarsi delle giornate.
Intanto, con tutto il cuore, vi auguro BUON SOLSTIZIO!
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